Nel 1883 gli abitanti di New York poterono comunicare con i cittadini di Boston che si trovavano ad oltre 300 chilometri di distanza: era nata la prima linea telefonica. Le persone di fine Ottocento, che ancora stavano acquisendo dimestichezza con il rivoluzionario telegrafo, fecero così la conoscenza con uno strumento destinato a stravolgere il modo di comunicare e la società.
Forse inizialmente nemmeno si compresero le infinite potenzialità insite nel telefono, un apparecchio destinato a far discutere fin dalla sua nascita.
Appare comprensibile che diversi inventori si contendano un'idea geniale, ma nel caso del brevetto del telefono è stata incredibilmente accesa la lotta per vedersi riconoscere la paternità dell'apparecchio, atto a trasformare la voce in un segnale elettrico destinato a passare attraverso una rete per poi ritornare ad essere onde sonore percepibili dall'orecchio umano.
Probabilmente il reale inventore del telefono fu l'italiano Antonio Meucci che, per una serie di traversie, non riuscì però a godere i trionfanti onori andati al rivale Alexander Graham Bell, il quale presentò il primo prototipo di telefono all'esposizione di Filadelfia del 1876.
In breve tempo il telefono giunse quindi in Italia, sbarcando a Milano, la capitale economica, nel 1877.
Appare superfluo ricordare che le prime linee telefoniche erano riservate ad esigenze di pubblica utilità, come quelle di mettere in comunicazione caserme dei vigili del fuoco o stazioni ferroviarie, ma è ugualmente noto come le invenzioni ben presto superino i loro ristretti confini iniziali per aprirsi all'intero mondo e già agli inizi del Novecento alcune famiglie italiane possedevano i telefoni nelle proprie case.